La marineria amalfitana
Barcamenandosi tra Longobardi e Saraceni, tra imperatori franchi e bizantini, Amalfi era riuscita in quei tempi torbidi a conservare la sua autonomia e a salvaguardare i propri interessi da un capo all’altro del Mediterraneo.
Le capacità politiche e commerciali della gente costiera erano sostenute da una marineria notevole, asso nella manica della piccola grande potenza amalfitana.
La flotta amalfitana
Per tutto il Medioevo la città ebbe una numerosa e potente flotta, sia militare che mercantile. La flotta militare contribuì più volte a liberare il mar Tirreno dai pirati saraceni, come nella celebre battaglia di Ostia dell’849, che salvò Roma dall’attacco degli Arabi. Da quel momento la marina amalfitana mantenne un’importanza pari a quella napoletana, restando in primo piano nelle lotte che si svolsero lungo le coste meridionali della penisola.
Il piccolo stato aveva varie strutture portuali lungo la sua costa, come ad Atrani, Minori e Maiori, ma è davanti al litorale di Amalfi che furono realizzate importanti opere che univano antiche conoscenze romane e innovazioni di origine araba.
Per la costruzione delle navi da guerra Amalfi si dotò dello splendido Arsenale, unica struttura del genere ancora visitabile nell’area mediterranea.
Le navi mercantili venivano invece costruite sugli arenili, indicati con il termine bizantino di scaria, una sorta di cantiere navale all’aperto.
Le strutture portuali e cantieristiche della costiera furono purtroppo sommerse a causa del violento maremoto avvenuto nel 1343 e citato anche dal Petrarca. I resti di imponenti opere d’ingegneria idraulica sono ancora visibili sotto il mare a poche decine di metri dall’attuale linea di costa, raro e notevole esempio di tecnologia medievale mediterranea.
Le antiche Galee
Le navi costruite all’interno dell’Arsenale erano le “Galee”, imbarcazioni militari veloci e leggere.
La galea poteva navigare spinta dalla forza dei remi e dal vento, grazie alla presenza sia di rematori che di vele. Le galee amalfitane erano larghe circa 5 metri e lunghe dai 37 ai 40 metri. Potevano avere 108, 112, 116 e 120 remi.
Lo scafo era lungo e sottile. A prua aveva uno “sperone”, basso sull’acqua, che consentiva di arrembare le navi nemiche. Da questo caratteristico elemento prende spunto il suo nome, che in greco antico significa “pesce spada”.